Igt Salento rosso Carminio 2009 Cantina Carrozzo

I Vini e le Cantine di Radici

 


Non dovrei aggiungere granché a quello che ho già espresso, parlando di questo vino e di questa azienda, scrivendone, qui, lo scorso febbraio. Il rammarico e la sorpresa per il fatto, inspiegabile, che questa piccola cantina e questo vino, Slowine 2011 a parte (non ho ancora visto l’edizione 2012) siano beatamente ignorate dalle varie guide. 

Ed è un vero peccato, colpa anche di una certa timidezza/pigrizia dei proprietari, restii a fare conoscere il loro lavoro e di proporsi anche all’attenzione dell’informazione rappresentata dalle guide, perché questa azienda meriterebbe di essere conosciuta da un pubblico più ampio.

Perché lavora bene e fa qualità in quella terra bellissima dove non tutto è oro quello che luccica Puglia, anzi Salento. Perché le persone che vi lavorano sono dei veri vignaioli e delle persone perbene, dal cuore d’oro. Quello che conta è che questa Cantina Carrozzo di Magliano nel cuore del Salento leccese, classica azienda a conduzione familiare dove operano i genitori Pino e Luigina Carrozzo, il figlio Alessandro e danno una mano anche le figlie Elena ed Elisabetta, nonostante imbottigli solo da una decina d’anni, sia riuscita, anche se in souplesse e senza tanta grancassa, a ritagliarsi uno spazio di autenticità e di intelligente tradizione nell’animato e variegato panorama del vino salentino.
Undici gli ettari vitati, in larga parte ad alberello, ed un vino, pur con tutto il rispetto per il Primitivo Krasì e per la linea più economica Bonsignore (vini più che corretti di grande rapporto prezzo qualità), che io considero ormai un giovane classico su quel tema complesso e molto impegnativo che è l’interpretazione del Negroamaro in purezza.
Io li conosco dal lontano febbraio 2003, quando ne scrissi – qui, sul mio amato WineReport – dopo essermi imbattuto per caso a Lecce, nel corso di una manifestazione dedicata ai vini pugliesi cui ero stato invitato, nella prima edizione, era l’annata 2001, del loro Carminio. Si tratta di un Negroamaro100%, ottenuto da un vigneto di 60 anni ad alberello, che esce dalla cantina intorno ai 7 euro. Anno dopo anno ho assaggiato (e bevuto) sempre con piena soddisfazione il Carminio, che nella sua prova di esordio descrivevo come “un vino profumato di sole questo Carminio dall’etichetta rossa squillante, un concentrato, naturalissimo, d’uva perfettamente matura e lievemente appassita, dal colore rubino carico profondo, grasso e viscoso nel bicchiere, dai profumi dolci, caldi, suadenti, fitti e carezzevoli di prugna, ciliegia, di una mora venata di liquirizia, increspati da sfumature di castagne e di terra”. E poi, otto mesi fa, degustando l’annata 2008 di questo Salento rosso Igt, mi appariva dotato di una “perfetta corrispondenza a quanto promesso a naso, un’ampia tessitura, una materia ricca, matura, ben polputa, un gusto asciutto, terroso, una salda struttura tannica, e soprattutto una magnifica compattezza, una lunghezza di sapore, di frutta e di terra, e di sole (…) un gusto che mi gratifica, oggi come ieri, per il suo naso caldo, pieno, espansivo, che sprigiona tutta la dolcezza naturale, il calore, la densità e la ricchezza del migliore Negroamaro. Con una lieve nota, affascinante, di appassimento. Adesso gli amici Carrozzo mi hanno messo in condizione di poter degustare la nuova annata, il 2009 e devo dire di aver trovato, sebbene la continuità stilistica e la personalità di questo vino siano sempre lì, un elemento nuovo, una maggiore eleganza e asciuttezza del vino, una personalità ancora più complessa e completa. Consueto il colore, rubino squillante di grande luminosità e brillantezza, naso preciso ben focalizzato inconfondibilmente varietale con il calore e la dolcezza di frutto del Negroamaro, sfumature di mandorla e marzapane di liquirizia e terra, di prugna e ciliegia e con un carattere di appassimento e di dolcezza meno spiccato del solito e una maggiore vinosità. Il segno di discontinuità stilistica appare ancora più evidente al gusto, con una bella dolcezza del frutto e la consueta avvolgenza, ma con un carattere più terroso e tannico del solito, più austero e severo, con un ritorno preciso di liquirizia nel retrogusto, un tono più fresco e asciutto, con minor carattere di appassimento delle annate precedenti. Un Carminio molto ricco di sapore, preciso con alcol ben equilibrato e una struttura più snella rispetto al 2008, con maggiore freschezza e nerbo salato ed un tannino leggermente più asciutto dovuto forse alla giovane età del vino che deve ancora ammorbidirsi ma fa sentire il suo spiccato carattere territoriale. Un vino, quello dei Carrozzo, che si fa bere, a differenza da altri rossi pugliesi, ancora oppressi dal legno e da una smania di mostrare i muscoli che fa tenerezza per il suo provincialismo, che spesso, per quanto certe guide li celebrino, non invitano a vuotare la bottiglia. Così è se mi pare… Franco Ziliani

 

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