Castel del Monte Nero di Troia Doc Jazzorosso 2009 Agricola del Sole

I Vini e le Cantine di Radici

Voglio innanzitutto scusarmi con i venticinque fedeli lettori di manzoniana memoria di questa rubrica per aver dato buca la scorsa settimana. Una serie di problemi tecnici legati all’entrata on line della nuova versione di Vino al vino mi hanno suggerito di rimandare al primo martedì di marzo la ripresa del discorso iniziato qualche mese orsono e dedicato ai vini delle aziende protagoniste di Radici del Sud 2011, aziende che sono pronto a scommettere saranno di nuovo ai nastri di partenza dell’edizione 2012.

E per riprendere alla grande il discorso ho pensato di ripartire da un’azienda di cui avevo già scritto su questo blog, qui, e anche su Vinix, qui, un’azienda, come scrivevo già a dicembre, che opera nell’intero ambito dell’agroalimentare di qualità in terra pugliese e che se può contare su validissimi vini può proporre anche altrettanti validi oli extravergine di oliva, pasta di livello strepitoso, confetture, taralli e prodotti da forno, a completare un’offerta di prodotti tipici pugliesi a 360 gradi. Ho già detto che ci troviamo in Puglia, e per essere precisi in provincia di Bari, a Corato nella Murgia, e l’azienda é la nuova realtà imprenditoriale che porta il nome di Agricola del Sole, opera di una famiglia, i Casillo, ovvero i fratelli Francesco, Mimmo, Pasquale e Cardenia Casillo attivi in campo agricolo da oltre cinquant’anni, da quando nel 1958 il capostipite, Vincenzo Casillo, avviò un’attività molitoria a Corato tracciando un lungo cammino che ha reso il Gruppo Casillo leader mondiale nella selezione, movimentazione, miscelazione, trasformazione e commercializzazione del grano duro. Come si legge sul sito Internet aziendale, l’azienda è nata “per raggiungere virtuose ambizioni. Far conoscere oltre i confini regionali e nazionali lo splendore antico delle distese olivicole che si dispiegano nel territorio natio, centro dinamico del Nord Barese della Puglia; far assaporare il gusto deciso dei vini locali; far comprendere la grandezza del comparto agro alimentare pugliese”. Non contenti di produrre ottimi prodotti alimentari e della pasta, orecchiette, maccheroncini rigati, fusilli, mezzanelli tutti trafilati al bronzo, prodotti in pratiche confezioni da 250 grammi e di una bontà tale da creare dipendenza (provate altra pasta, anche le migliori, dopo questa di Agricola del Sole, vi sembrerà di mangiare pasta senza sapore…), e buon olio extravergine i Casillo hanno pensato bene che non era possibile pensare di abbracciare l’intero arco del settore agroalimentare se nella gamma non fosse stato compreso il prodotto forse più emblematico dell’offerta pugliese, il vino. E scegliendo di produrre vino, di essere l’ennesimo produttore di vino di Puglia che andava ad aggiungersi ai tanti già esistenti, hanno intelligentemente scelto di non appiattirsi su quei modelli di vino, di stile internazionale o omologato ad un gusto “americano” che esiste molto più nell’immaginazione di certa pubblicistica, che non sono mancati (e non mancano) anche in terra pugliese. Ma oltre ad imboccare la strada maestra del lavorare su vitigni autoctoni, i Casillo, ed il loro bravo amministratore Pasquale Cinone, hanno scelto senza esitazione di sottolineare al massimo, valorizzare ed enfatizzare il carattere territoriale dei vini, elemento vincente favorito dall’aver puntato per la parte vitivinicola su una delle aree che in tutta la Puglia è maggiormente in grado di conferire quel carattere spiccato, quel gusto “di terroir” che riesce a rendere i vini personali e unici. L’area è quella della Murgia e della denominazione Castel del Monte, che può contare su una tipologia di terreni assolutamente peculiari, geologicamente risalenti al Cretaceo, perché “la Murgia è sostanzialmente unaconcrezione calcarea compatta. Costituita da carbonati di calcio e di sodio”, con una matrice litologica che garantisce un eccellente drenaggio dell’acqua. E, cosa più importante, assicura ai vini una freschezza, una sapidità, un nerbo, un qualità del tannino, che non è facile trovare in vini provenienti da altre zone, seppure vocatissime, della Puglia.Qualche piccola variazione sul tema in azienda se la permettono, con il Castel del Monte Spaccapietre dove il Nero di Troia ed il Montepulciano (base dell’ottimo rosato Chiancarosa), sono affiancati da una quota di Aglianico e di Cabernet Sauvignon, ma è il Nero di Troia (presente al 75% nello Spaccapietre) l’uva sulla quale giustamente si punta come vitigno identitario di grande personalità. La migliore dimostrazione arriva da un vino come il Castel del Monte Rosso Nero di Troia Jazzorosso, nome legato ad una struttura tipica del Parco Nazionale dell'Alta Murgia,esaltazione delle grandi potenzialità del Nero di Troia (o Uva di Troia) il vitigno, dice l’azienda, “che da secoli trasforma il silenzio di queste vigne in un vino che porta il suo nome in tutto il mondo.
Il nostro compito è mettere in bottiglia l'emozione di questo frutto”. Ma non è solo frutto, perbacco, anche se di ottima qualità, maturo al punto giusto e non sovramaturo o ridotto a marmellata, magari con venature di legno e alcol impazzito, questo vino, da vigneti posti a 450 metri di altezza in contrada San Giuseppe di Andria, vigneti allevati a guyot con 4400 piante per ettaro, e resa tra gli 80 ed i 100 quintali. Vino prodotto con una lunga macerazione sulle bucce, di circa 3 settimane, per arrivare ad una ottimale estrazione polifenolica e affinato da 6 ad 8 mesi in barriques di rovere francese (non nuove) e successivamente per altri 6 mesi in bottiglia. Un vino che definirei, in sintesi, complesso, pluridimensionale, eppure di grande piacevolezza. Bello il colore, non di quelli spaventevolmente fitti, concentrati, impenetrabili, un rubino violaceo brillante, giusta la densità, ben lontana dalla grassezza opulenta e spalmabile, più mangia e bevi che bevi, di certi presunti “campioni” dell’enologia pugliese, ma subito molto appealing, sorprendentemente profondo, fresco, vivo, il bouquet, dove si coglie e come non si potrebbe con una varietà come l’Uva di Troia?, la frutta rossa, la ciliegia e soprattutto la prugna, ma resa più intrigante, variegata, da una ricca gamma di sfumature, dove accanto alla liquirizia al pepe nero e al ginepro si colgono la terra, accenni selvatici e di macchia mediterranea, venature intensamente petrose e minerali, e che arrivano addirittura a richiamare il catrame. Meglio ancora, più caratterizzata e personale, la bocca, ricca di energia e vigore, piena, succosa, con un frutto di grande integrità e polpa, resa più dinamica da un tannino centrale, ben presente, ma non aggressivo, duro o astringente, un tannino “giusto”, da una bellissima acidità e da una notevole freschezza, da una grande ricchezza di sapore, da un “sale”, un nerbo, una terrosità, che rendono il vino pluridimensionale, anche se molto godibile, goloso, molto caldo e largo sul palato, e inconfondibilmente pugliese e mediterraneo. Seppure con il marchio forte, tipico, personalissimo, della Murgia.Un vino perfetto per chi ama i piatti a base di carne, assolutamente “carnivoro” per sua natura. Un vino che si esalta a tavola, proprio come dovrebbe accadere sempre per ogni rosso pugliese degno di questo nome…

 

Agricola del Sole

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