Eloro Pachino riserva Nero d’Avola Doc Archimede 2008 Marabino

I Vini e le Cantine di Radici

Non si può certo dire che io sia un assiduo frequentatore della Sicilia, delle sue aziende vinicole e dei suoi vigneti, eppure controllando gli archivi di questo blog ho scoperto che quello che vi accingete a leggere, se vi farà piacere, sarà il quinto articolo (dopo i numeri 1234 ) che ho dedicato a questa bella realtà vitivinicola, creata dalla famiglia Messina e ben rappresentata dalla persona di Pierpaolo Messina.

Sto parlando dell’azienda Marabino, “nata nella zona sud orientale della Sicilia in val di Noto nelle contrade “Buonivini” e “Barone” del rinomato comprensorio DOC ‘Eloro&Noto’.Sorta nel 2002 grazie alla passione per l’antica “attività agreste” dei proprietari, imprenditori di successo del gruppo Irservice, la cantina si affaccia su 30 ettari di terreno vitati dominando con il suo colore purpureo il paesaggio circostante”. Come è ben spiegato sul sito Internet aziendale, la mission è chiaramente dichiarata: “Coltivare il sapore, il profumo, la genuinità, l’autenticità dei prodotti della terra di Sicilia: questa l’ambizione della Marabino, coltivati su diverse cromaticità di terreno: bianco calcareo che riflette i raggi di un sole implacabile, al rosso mediterraneo e nero argilloso, con discreta quantità di sostanza organica e buona dotazione di elementi minerali, in bassa collina ad un’altitudine che varia dai 30 ai 67mt slm con differenti esposizioni, sfruttando al meglio l’irraggiamento solare e i venti dominanti della zona”. E per realizzare questo obiettivo hanno scelto un territorio da sempre vocato come quello di Pachino, dotato di un clima che è molto dolce dall’autunno alla primavera, che d’estate diventa caldo e arido. Bella questa scelta, perché in qualche modo riscatta una lunga storia e tradizione di Pachino come mero centro di produzione di mosti e vini che partivano, come vini da taglio, alla volta del Nord Italia e della Francia. Una riqualificazione dell’area che è riuscita, anche se non si può dire che le denominazione locali, come del resto un po’ tutte le denominazioni siciliane, godano di grandissima notorietà, al punto che si è dovuti arrivare alla controversa nuova Doc Sicilia per avere una Doc che potesse avere risonanza mondiale, a dare maggiore visibilità e prestigio ai vini che vengono prodotti in zona. Tema privilegiato della produzione dell’azienda Marabino, accanto all’eccellente Moscato di Noto, da uva Moscato bianco, e ad una produzione di Chardonnay, è la varietà simbolo della Sicilia Nero d’Avola, esplorata in varie forme e tipologie, non esclusa quella del rosato. E Messina, con la collaborazione dell’enologo Salvatore Marino, tornato in Sicilia dopo esperienze formative nel Nuovo Mondo, e dell’agronomoLuca Gentile, ha scelto di applicarsi a quest’uva che per esprimersi ha bisogno davvero di condizioni ottimali e alle altre presenti nei vigneti adottando “il metodo di coltivazione biodinamico per riuscire ad avere cura della nostra terra, per aver cura dell’uomo, e viceversa. Ciò che vive ha bisogno di ciò che è vivo! E infatti l’agricoltura biodinamica è un tentativo di governare la natura attraverso strumenti naturali generati dai processi di vita della natura stessa. La vite è messa in perfetto equilibrio con il suo ecosistema ed è in grado di ricambiare con i suoi magnifici frutti l’espressione di un territorio unico”. Il risultato, anche grazie a vigneti ad alberello e a spalliera, con impianti ad alberello pachinese che hanno una densità di 7.000 piante ettaro, e sono realizzati con una particolare tecnica, detta “impupato” poiché l’alberello viene “liato”, ovvero si legano i germogli a un tutore di canna e poi successivamente è “mazzunato”, che consiste nel piegare i germogli per inibire la dominanza apicale, come da antica tradizione, (questo mentregli impianti a spallierahanno una densità di 5500 piante ettaro e sfruttano al meglio le pendenze del suolo, l’irraggiamento solare e i venti dominanti della zona) è eccellente e riesce a riscattare non solo la vera vocazione, alla qualità e non al semplice ruolo di rafforzatori di vini altrui, della zona, ma offre risultati tra i più alti e rilevanti nella coltivazione del Nero d’Avola, piantato un po’ dappertutto in Sicilia, anche in zone che non offrivano grandi garanzie qualitative, in tutta l’isola. Il vino che voglio sottoporre oggi alla vostra attenzione e che spero possa essere nuovamente tra i protagonisti dell’edizione 2012 di Radici del Sud alla quale Nicola Campanile, Luciano Pignatataro ed io stiamo attivamente lavorando, è il più ambizioso e impegnativo tra i tre Nero d’Avola prodotti, ed è l’ Eloro Pachino riserva Nero d’Avola Doc Archimede, di cui ho (de)gustato l’annata 2008. Dedicato ad uno dei più celebri e nobili figli di Siracusa, Archimede, scienziato, inventore e matematico insigne, l’Archimede è un Eloro Pachino Riserva a base di Nero d’Avola in purezza, proveniente da un vigneto ad alberello piantato nel 1970 posto su terreno calcareo argilloso con tessitura fine, ovvero "terra palomina", vigneto di tre ettari e mezzo, esposto a sud e dalla resa per ettaro contenuta in 50 quintali. Come già detto la scelta vitivinicola è quella della agricoltura biodinamica, senza diserbanti, senza trattamenti e/o concimazioni chimici e/o sintetici, trattamenti antiparassitari limitati a bassi dosaggi di rame (25% del dosaggio autorizzato REG CEE 2092/91) , zolfo e propoli; concimazioni limitate alle preparazioni biodinamiche, trinciato di potatura e sovescio di graminacee e leguminose e la produzione del vino prevede una vinificazione in rosso con lunga macerazione del mosto con le bucce e affinamento in botti di rovere francese da 60 ettolitriprotratta per 12/14 mesi. La produzione è di 15.000 bottiglie. Mannaggia a me, che non sono ancora stato in visita in azienda, non ho potuto verificare come potesse funzionare l’abbinamento ottimale a tavola, alla ventresca di tonno con crema di peperoni, filetto di maiale dei Nebrodi, proposta nella scheda tecnica sul sito Internet (dove segnalo la sezione dedicata alle visite in azienda) ma aprendolo a casa e abbinandolo ad una preparazione molto più semplice, un arrosto di maiale, ho molto apprezzato la personalità, la complessità, il non essere semplicemente una spremuta o marmellata di frutta al profumo di legno (come sono ancora troppi Nero d’Avola), di questo Eloro Pachino riserva, che nonostante l’elevato contenuto alcolico dichiarato in etichetta, 14,5 gradi, presenta un ammirevole equilibrio, una notevole freschezza e finezza aromatica. Colore rubino violaceo intenso, con una certa grassezza nel bicchiere, si propone con un naso denso, fitto, fondente, quasi “cioccolatoso”, con un’accentuata componente fruttata che richiama la ciliegia e la prugna e sviluppa progressivamente una vena terrosa, selvatica, quasi salmastra, che richiama note di cuoio e tabacco, erbe aromatiche e pepe, rabarbaro e terra bruciata, e una intensa, sorprendente, affascinante mineralità e vena ferrosa, che conferisce al vino slancio e sale e gli impedisce di “sedersi”. La bocca è piena, succosa, larga sul palato, piena, ma la dolcezza, non marmellatosa, del frutto, è ravvivata da una salda presenza tannica centrale, da una forte terrosità, da un’insospettabile vena asciutta, da un nerbo sapido, da una bella energia, da un grande dinamismo, che rendono la beva, nonostante la ricchezza quasi stratiforme della materia, molto piacevole e gustosa. Soprattutto se in abbinamento a piatti che siano in grado di esaltarne il carattere spiccato, il vigore. E’ questa la Sicilia del vino, la personalità del Nero d’Avola, che mi piacciono!

 

 

Società Agricola Marabino

C.daBuonivini - 96017 Noto (SR)

Tel: +39 335.5284101

Fax: +39 931.1846035

E-mail: info@marabino.it Sito Internet www.marabino.it

 

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